“Dobbiamo fare un post a pagamento su Facebook, così usciamo meglio con la nostra nuova proposta. La pubblicità su Instagram però non la capisco tanto, non credo funzioni e non penso quindi di farla.”
Questo è quanto riferiva un amico rispetto al lancio di un suo nuovo servizio, con l’intento appunto di pubblicizzarlo online.
Ma spesso la pubblicità online, come al mio interlocutore, è poco chiara, viene fraintesa e non sfruttata a pieno.
In questo articolo, ti spiegheremo le basi per saper come inizare a fare pubblicità online.
Per capire dove e come fare pubblicità online, è necessario conoscere le esigenze ed i comportamenti degli utenti online, utilizzatori delle piattaforme come Facebook, Instagram, Google o YouTube, che sfrutteremo per raggiungerli.
Il primo step per fare una buona pubblicità online è sapere che potenzialmente il pubblico è diviso tra chi sa di volere e quindi sta cercando il prodotto / servizio che stai offrendo, e chi no.
Avendolo ora letto, potrà sembrare banale, ma non è così scontato.
L’advertising online però si basa proprio su questa distinzione, domanda latente e domanda consapevole.
Come programmare quindi le varie campagne tra social network e motori di ricerca?
La diverisificazione per canali è la via più produttiva, concentrarsi su un solo canale non paga.
Consiglio quindi di sfruttare i social network per raggiungere la domanda latente, ossia tutti quegli utenti che ancora “non sanno di volere” il tuo prodotto / servizio; non lo sanno perché forse non lo conoscono, o magari se ne sono dimenticati e facendoglielo vedere, un po’ come passando davanti ad una vetrina di un negozio vedendo un bel capo di abbigliamento di cui non si era usciti di casa per acquistarlo, ma notandolo piace, si entra e lo si compra!
Sui social in particolar modo, vale lo stesso principio; navigando tra i feed delle notizie per essere aggiornati sugli ultimi post di amici ed influencer, in mezzo a questi, il social network propone un post a pagamento, l’utente lo vede e scopre il prodotto o servizio in oggetto che non conosceva, clicca sul link per informarsi meglio ed alla fine, lo acquista.
Per far sì che questo accada è necessario immaginare qual è il pubblico target del prodotto o servizio offerto: l’età, l’ubicazione (è solo in un paese, tutta Italia, tutta Europa?), il sesso, gli interessi personali; sono tutte informazioni che si possono inserire tra i parametri che i social network utilizzano per “targettizare” , in altre parole per mirare al meglio, la pubblicità.
Con i motori di ricerca come Google, o per i video come YouTube, si può invece raggiungere facilmente la “domanda consapevole” ossia quindi tutti quegli utenti che sanno già di volere quello specifico prodotto o servizio e lo stanno attivamente cercando.
Molto più facile da raggiungere in quanto per programmare questo tipo di campagna pubblicitaria è sufficiente inserire le parole chiave che descrivono il proprio prodotto o servizio o che possono essere quanto scritto e ricercato nella barra del motore di ricerca, dal cliente target, per trovare quello che sta cercando.
Per immaginare tutte le varie parole chiave è necessario conoscere anche tutte le tipologie di ricerche che possono essere in atto, che sono:
– ricerche informative (es. qual è il miglior ristorante di Torino), ovvero ricerche che servono a rispondere a una domanda, fornendo un’informazione;
– ricerche comparative (es. meglio Mac o Pc, oppure, iPhone vs Galaxy), ovvero ricerche che servono a fornire una valutazione circa due o più prodotti messi in comparazione tra loro;
– ricerche transazionali (es. acquisto abbigliamento intimo online, oppure, dove mangiare sushi a Roma), ovvero ricerche che sono già mirate all’acquisto;
– ricerche navigazionali (es. Zalando), ovvero ricerche che sostanzialmente servono all’utente per raggiungere il sito desiderato senza conoscerne l’indirizzo.
Molto più facile, ma molto più ristretto.
In conclusione quindi, ritengo più produttivo dividere il budget messo a disposizione per le campagne pubblicitarie online 50% per la domanda latente e 50% per la domanda consapevole, e per ognuna ripartire equamente per il numero di canali che verranno utilizzati (es. 25% Instagram 25% Facebook, 25% Google ADS 25% YouTUbe); concentrarsi su un solo canale, es. solo su Facebook ads, sarebbe come fare pubblicità tradizionale solo su un canale della TV, tralasciando altri canali TV, radio e carta stampata: probabilmente alcuni potenziali canali è corretto che guardano quel canale su cui abbiamo deciso di fare pubblicità, ma ce ne sono molti altri potenziali clienti che ne guardano altri, ascoltano la radio e leggono giornali e riviste.
Vanno raggiunti tutti!